Un breve riassunto sugli obiettivi e i risultati ottenuti riguardo la crisi climatica in questo ultimo anno.
La fine di ogni anno è il momento perfetto per tirare le somme, guardarsi indietro e chiedersi cosa sia successo negli ultimi mesi, se i buoni propositi pronunciati a inizio anno siano stati portati a termine, quali siano stati i risultati concreti ottenuti e cosa invece verrà rimandato, magari per l’ennesima volta, al prossimo anno.
Giunti quasi al termine di questo 2021, una delle domande che possiamo porci è cosa sia avvenuto e cosa sia stato fatto in quest’ultimo anno riguardo il cambiamento climatico.
Le attese e le richieste riguardo il 2021 erano tante e diffuse a tutti i livelli della società.
Decisioni Politiche Per Il Clima
A gennaio 2021, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha pubblicato i risultati del Peoples’ Climate Vote. Si tratta di uno dei più grandi sondaggi dell’opinione pubblica sui cambiamenti climatici. Sono state intervistate 1,2 milioni di persone provenienti da 50 paesi diversi. Il 64% di queste persone ha affermato che il cambiamento climatico è un’emergenza e ha espresso la necessità di vedere attuate nuove politiche da parte dei decisori.
“Il 2021 è un anno decisivo nella lotta all’emergenza climatica globale”. Nel febbraio 2021 queste erano state le parole del segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres. Si trattava di un monito chiaro, una necessità per l’intero Pianeta. Questa necessità era emersa analizzando gli esiti del rapporto iniziale di sintesi NDC pubblicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). I risultati raggiunti erano ben distanti da quelli attesi e il commento di Guterres a riguardo appariva molto chiaro: “occorre un più ambizioso cambio di passo da parte dei maggiori emettitori verso gli obiettivi di riduzione per il 2030 nei loro contributi determinati a livello nazionale, ben prima della Conferenza Onu sul clima di Glasgow di novembre. Il momento è adesso”.
Lo stesso monito veniva rivolto dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), che nello scorso giugno affermava: “il 2021 è un anno decisivo per l’azione per il clima, con la possibilità di prevenire i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, che includono siccità, inondazioni e tempeste sempre più frequenti e intense, che si stanno chiudendo rapidamente”. La gravità della situazione veniva mostrata con un metodo semplice e immediato, ovvero le warming stripes – le strisce vanno dal blu al rosso a seconda che la temperatura sia minore o maggiore della media e rappresentano i cambiamenti nelle temperature degli ultimi 100 anni. Così la OMM commentava, “…le warming stripes mostrano che il cambiamento climatico è qui e ora”.


Grafica e Scienziato Leader: Ed Hawkins, NCAS, UoR.
Data: Berkeley Earth, NOAA, UK Met Office, MeteoSwiss, DWD, SMHI, UoR, Meteo France & ZAMG
Adesso, giunti quasi al termine di questo 2021, le esortazioni da parte della popolazione mondiale e degli scienziati riguardo la necessità di salvare il Pianeta possono definirsi ascoltate? Il cambio di passo a livello decisionale è stato effettuato?
La maggior parte delle preoccupazioni e delle attese riguardo la crisi climatica venivano rimandate e incentrate sulla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) del 2021. Ma la Conferenza delle Parti, tenutasi a Glasgow e ormai conclusasi il 12 novembre, si è dimostrata con ogni probabilità una risposta soltanto in parte efficace. Considerando i risultati ottenuti nella COP26, molte sono le questioni ancora da considerare e molti i problemi la cui soluzione appare lontana.
Nonostante ciò, alcuni piccoli passi in avanti sono stati registrati nel 2021.
I Momenti Positivi Del 2021
Uno degli avvenimenti più importanti da citare è il ritorno degli Stati Uniti tra i protagonisti attivi sulla scena mondiale per contrastare la crisi climatica. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel pomeriggio del suo insediamento, il 20 gennaio, ha ufficialmente comunicato l’adesione degli USA all’accordo di Parigi sul clima del 2015. Una scelta importante e assolutamente necessaria per invertire la decisione di Donald Trump, suo predecessore, di ritirare la nazione dall’accordo.
Nel corso del 2021, alcune delle più importanti aziende globali si sono ufficialmente impegnate ad azzerare le proprie emissioni. Tra queste IBM, che a febbraio scorso ha annunciato di adottare tale misura entro il 2030. Una scelta secondo alcuni ispirata a quelle di altre aziende, come Microsoft, che nel 2020 ha deciso di essere ‘carbon negative’ entro il 2030, o Amazon che nel 2019 si è posta l’obiettivo dello zero emissioni entro il 2040. Ma chissà che altre aziende non si lascino ispirare di conseguenza impegnandosi nello stop alla crisi climatica.
Nel contesto dell’Unione Europea, a giugno è stato approvato dai ministri UE l’accordo riguardo la normativa europea sul clima che mira a ridurre le emissioni per il 2030.
Nel G7 del 2021, i leader dei sette Paesi coinvolti hanno confermato l’impegno a limitare il riscaldamento globale, l’obiettivo di non superare di 1,5°C l’innalzamento della temperatura globale e l’intento di dimezzare le emissioni collettive entro il 2030.
A settembre la Cina si è impegnata a interrompere immediatamente l’emissione di idrofluorocarburo (HFC), un gas serra 14.600 volte più dannoso dell’anidride carbonica, applicando l’emendamento di Kigali (2016) al protocollo di Montreal.
Si tratta di traguardi che potrebbero apparire come circostanziati e limitati, ma rappresentano comunque un inizio di consapevolezza e di impegno. La strada è ancora molto lunga. Vero. Ma è anche vero che il 2021 ancora non si è concluso e i buoni propositi per l’anno a venire non mancano. Speriamo solo non siano gli ennesimi propositi rimandati di anno in anno.